L’arte di Cy Twombly, che visse a Roma dal 1957 al 2011, l’anno della morte, scaturisce dal vitalismo e dall’energia espressiva dell’Action Painting, anche se attraverso gli anni l’artista approda ad un linguaggio astratto peculiare, svincolato da schemi e formalismi: una pittura gestuale, segnica, una crittografia caratterizzata dall’eleganza della linea, da segni che si depositano lievemente sulla superficie del quadro, una pittura che trova un naturale precedente dell’Automatismo surrealista.
Cy Twombly – Ides of March – 1962, Roma, Collezione privata
Nato nel 1928 a Lexington, Virginia, Twombly studia a Boston, New York e al Black Mountain College in North Carolina, dove incontra John Cage,, Robert Motherwell e Robert Rauschenberg. Verso la metà degli anni cinquanta viaggia nel Nord Africa e in Europa per poi tornare a New York. In questi anni esegue lavori che combinano elementi di astrazione gestuale con disegni e scritte: Twombly è il primo artista americano a utilizzare la tecnica del graffito, che non deriva però da quelli tracciati nei centri urbani, ma piuttosto, a quell’epoca, è ispirato all’arte di Paul Klee, di Jean Dubuffet, al Surrealismo e a Pollock.
Una volta giunto in Italia le sue composizioni si fanno più articolate, più complesse ed elaborate, la superficie pittorica più densa di segni colorati, un affastellarsi di linee che si confondono in un disordine anarchico. L’artista rimane affascinato dalle antichità, dai colori, dalla luce, dal paesaggio italiano: i suoi dipinti divengono allora più intimi, più immediati, la grammatica dei segni più variegata ed emozionale, quasi disegni infantili tracciati sui muri, evocazioni memoniche e misteriose con un alone magico, primordiale, precedente alla parola codificata, tracce primitive, ancestrali, duttili ed eleganti.
Cy Twombly – Untitled – 1968, Roma, collezione privata
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